The Art of the Brick – Amsterdam EXPO

Nathan Sawaya è un artista statuniteste, certificato dal The LEGO Group come “LEGO® Certified Professional” e “LEGO® Master Builder”, conosciuto per le sue sculture tridimensionali e mosaici raffiguranti oggetti della vita quotidiana, opere architettoniche e opere d’arte realizzate in mattoncini LEGO®. Le sue opere sono commissionate da aziende, privati, musei e gallerie di tutto il mondo.

ATTENZIONE: nel seguito sono riportate solo alcune foto (in risoluzione ridotta), se volete vedere tutte le foto scattate da me, potete andare sul mio Flickr.

A metà agosto ho trascorso qualche giorno in Olanda e per caso in una stazione ferroviaria ho notato il poster della mostra principe di Nathan Sawaya: “The Art of the Brick”. Avendo una mattina libera ho deciso di andare a vedere questa mostra per conoscere meglio i lavori di Sawaya visto che eccetto “Yellow!” non conoscevo altri suoi lavori. Curiosità: al momento una versione in scala di “Yellow” è in fase di raccolta voti su LEGO Ideas. Devo essere onesto con voi: non ero convito di uscire dalla mostra soddisfatto perché non sono un amante delle sculture in mattoncini LEGO® e non apprezzo l’uso della colla… NIENTE KRGL nelle vostre MOC!!

La mostra era allestita presso l’Amsterdam EXPO, una struttura che ospita mostre di vario genere (nei mesi precedenti ospitava una mostra sul Titanic). “The Art of the Brick” è contemporaneamente in più città in giro per il mondo &ndash con relativi doppioni delle opere più importanti; immagino che anche le altre mostre abbiano una struttura simile a quella che sto per raccontarvi. Il biglietto d’ingresso era abbastanza elevato per gli adulti (19€) ma c’erano una serie di agevolazioni per studenti, per famiglie… La mostra ha avuto un discreto successo ed è stata prolungata (ad Amsterdam è rimasta da maggio a ottobre/novembre). Inclusa nel prezzo mi è stata data anche un’audio guida che mi ha permesso di ascoltare i commenti di Sawaya ad alcune delle opere esposte. Adulti e bambini hanno tracce diverse; davanti a opere più complesse &ndash da un punto di vista di significato &ndash la traccia per i bambini risulta ovviamente più “leggera” (ho ascoltato un paio di tracce per bambini per fare il confronto).

La mostra inizia con un breve video di presentazione e benvenuto (ne vedete uno “screenshot” nella prima gallery), in cui Sawaya stesso spiega la propria passione e dà qualche anticipazione sulle opere presenti. Viene anche spiegato che la colla è usata non tanto per motivi strutturali ma per motivi di trasporto e montaggio (a voi l’ardua sentenza!). Dopo il video si entra nella prima parte della mostra che raccoglie le riproduzioni di dipinti e sculture. Le riproduzioni sono (quando possibile) realizzate in scala 1:1. Mentre le sculture sono ovviamente in 3D, i dipinti possono essere realizzati in:

  • 2D, con uso di brick e plate che vanno a formare un “piano” (es: Mona Lisa);
  • 3D “soft”, con uso di brick e plate che vanno a formare una serie di strati (es: The Great Wave);
  • 3D “hard”, con uso di brick e plate che formano sfondo e scultura (es: Arrangement in Grey and Black No.1).

Vi assicuro che in foto rendono molto meno che dal vivo: a un metro di distanza si riesce ancora a distinguere i singoli pezzi ma già a un metro e mezzo l’effetto è veramente bello e si potrebbe dire che è davvero un dipinto. Magari qualcuno di voi è stato ad un evento di ItLUG e ha potuto provare la stessa cosa guardando da lontano uno dei nostri grandi mosaici: se non ne conoscete nemmeno uno, fate un salto a vedere questo o questo. A dividere le riproduzioni dei dipinti dalle riproduzioni delle sculture c’è un bellissimo Rosone realizzato con baseplate e plate trasparenti illuminato con un faretto. Come per i “dipinti” anche per le sculture basta allontanarsi un metro e mezzo per confondere reale e copia in mattoncini LEGO®, nonostante le numerose sfaccettature dovute all’uso dei brick.

La mostra prosegue con opere originali di Sawaya divise in tre zone tematiche. Ci si trova subito davanti a “Yellow” che probabilmente è la scultura più conosciuta. Da qui in poi, a mio parere, il livello dell’esposizione è un crescendo non tanto dal punto di vista tecnico/costruttivo ma da un punto di vista di “significato”. In questa parte si incontrano anche una serie di ritratti; ce ne sono anche due delle moglie di Sawaya che mi hanno veramente colpito per il dettaglio e la resa nonostante l’esiguo numero di bricks usati (per esempio Courtney (Red), foto 6). L’ultima parte è veramente la più bella e meritevole. In una ampia sala sono raccolte sculture più mature sulle quali mi sono soffermato più a lungo. Tra le varie sculture ho preferito:

– “My Boy” + “Dark Despair”. Sono posizionate l’una davanti all’altra e trasmettono la sensazione di perdita, di lutto, di angoscia.
– “Hands”. Nella traccia audio Sawaya spiega che la sua più grande paura è quella di perdere lo strumento del suo lavoro, ovvero le mani.
– ”Mask”. Pirandello vi dice niente?

Devo essere onesto con voi: quest’ultima sala non ha niente da invidiare a mostre di scultori “ordinari”. Oltre a un’ottima tecnica è incredibile come con dei mattoncini Sawaya riesca a trasmettere concetti ed emozioni in maniera molto forte… e in quest’ultima sala non c’è bisogno di guardare con l’occhio non AFOL per rimanere colpiti.
La mostra si chiude con un mastodontico dinosauro, una sala giochi e un paio di tavoli di mattoncini sfusi. Lo stesso Sawaya invita il pubblico a fermarsi a questi tavoli a provare a mettere le mani nel cassone pieno di brick e portare quella sensazione di benessere, che si prova costruendo, a casa.

Pur rimanendo abbastanza cara, ho trovato la mostra molto bella. AFOL o non AFOL è difficile rimanere indifferenti e non essere colpiti dalle creazioni mostrate. Le opere sono esposte in un ambiente buio ed emergono grazie a luci sapientemente posizionate. In definitiva vi consiglio, se avete la fortuna di trovarvi vicini ad una sua mostra, di farci un salto: non credo che ve ne pentirete.

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