Da Andy’s gli hamburger più buoni della città!

Andrea Lattanzio, costruttore milanese conosciuto anche come Norton74, ci parla del suo ultimo lavoro, la riproduzione in mattoncini di un chiosco degli hamburger in stile vintage.

Andrea Lattanzio, o Norton74 se preferite, non ha bisogno di presentazioni ma se ancora non lo conoscete vi consigliamo di dare un occhio alla sua gallery su Flickr (https://goo.gl/Y9eL16), o, se ne avete la possibilità, di visitare la Masterpiece Gallery (http://norton74.com/2018/09/27/1663/) della LEGO House dove fino al prossimo settembre saranno esposti alcuni dei suoi lavori.

Non è la prima volta che parliamo dei lavori di Andrea e oggi torniamo da lui per fargli qualche domanda sulla sua ultima MOC. Buona lettura.

ItLUG: Ciao Andrea, qualche giorno fa hai presentato la tua ultima creazione, cosa ci dici della tua nuova MOC?

Andrea: Il mio ultimo lavoro, che ho chiamato Andy’s Hamburger Stand, è un classico chiosco degli hamburger in stile vintage, uno di quelli che negli anni cinquanta e sessanta era molto facile trovare lungo le strade americane. L’hamburger Stand è il terzo della mia serie di chioschi “street food”, segue infatti l’Hot Dog Stand (https://flic.kr/p/23kCBEM), presentato nel febbraio 2018, e il più recente Coffee Stand (https://flic.kr/p/2eAuDPk), presentato a febbraio del 2019. Per completare la serie non poteva mancare un chiosco dedicato al panino più famoso del mondo e di gran moda in questi ultimi anni, l’hamburger appunto.

ItLUG: La nuova MOC sembra avere un family feeling con le tue precedenti creazioni, è corretto?

Andrea: Sì, confermo. Come i precedenti “stand” anche l’Andy’s presenta un’architettura “modernista” anni 50 e, i più attenti, riconosceranno che la struttura riprende esattamente gli stilemi di un altro mio lavoro di qualche anno fa, la Esso Gas Station (https://flic.kr/p/GV6rkp). Ho infatti ripreso la forma rettangolare dell’edifico, le ampie vetrate tutt’attorno e soprattutto il caratteristico tetto a “V”, tratto che prosegue anche sulle fiancate del chiosco. Questo design è opera del famoso architetto olandese Willem Marinus Dudok e personalmente lo trovo stupendo, tanto che ho voluto riproporlo nuovamente in una scala differente e con una nuova combinazione cromatica.

ItLUG: Infatti i colori sono particolari e contraddistinguono questa MOC. Come li hai scelti?

Andrea: Cerco sempre di connotare le mie creazioni con una coppia di colori, quasi sempre uso il bianco insieme a un colore distintivo, o anche due. Per questa mia ultima MOC ho utilizzato il bianco come colore di base accoppiato al verde e al giallo. Sono molto soddisfatto di questa combinazione. Il tetto a mio avviso rende bene, grazie anche ai grandi tile 8X16 verdi che assolvono correttamente il loro compito. Il giallo contraddistingue le insegne e altri piccoli dettagli come le ringhiere e gli ombrelloni collocati sui tavolini di provenienza Fabuland. Da notare il freccione giallo e il supporto bianco in puro stile googie.

ItLUG: Come al solito hai curato anche gli interni, raccontaci cosa si trova dentro al chiosco.

Andrea: Mi piace curare anche le parti meno visibili dei miei lavori e poter così rendere “playable” le mie MOC. E quest’ultimo chiosco non fa eccezione. E’ possibile infatti sollevare agevolmente i due semi-tetti e trovare all’interno tutto quello che ci si aspetterebbe in una cucina per la preparazione di hamburger, caffè e altre delizie. Alcuni dettagli sono stati ripresi da precedenti MOC, altri invece sono stati costruiti appositamente per questa creazione.

ItLUG: Infine non poteva mancare un veicolo… cosa ci dici del furgone sulla sinistra del chiosco?

Andrea: Quasi tutti i miei lavori sono a tema “motori” o comunque contengono dei mezzi a motore, la maggior parte sono vintage. E infatti a lato del chiosco è parcheggiato un bel van anni settanta, nella fattispecie un Chevy della terza serie “G” che ho già utilizzato in passato in altre MOC, con livree diverse naturalmente. Sul retro del diorama si vede una Minifig barbuta che scarica carne e verdure fresche dal van e le sta per consegnare agli chef di Andy’s. Buon appetito!

ItLUG: Chiudiamo con la classica domanda di rito: stai lavorando su nuove MOC?

Andrea: La risposta è…naturalmente si! Una MOC è già pronta e sto solo aspettando di trovare il tempo per fotografarla a dovere per poi condividerla sui vari social.

ItLUG: Grazie Andrea per il tempo che ci hai dedicato e continua così!

Andrea: Grazie a voi per l’intervista e adesso gustatevi un buon hamburger. Da Andy’s naturalmente!

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Blacktron: i “cattivi ragazzi” dello spazio

Il B-59 in tutta la sua potenza

Andrea Lattanzio, mastro costruttore milanese conosciuto anche come Norton74, ha recentemente presentato il suo ultimo lavoro, un veicolo corazzato in livrea Blacktron equipaggiato di tutto punto.

La nuova MOC di Andrea è accompagnata anche da un video originale e dalle atmosfere cupe e post apocalittiche.

Abbiamo parlato spesso dei lavori di Norton74 e oggi torniamo da lui per fargli qualche domanda sulla sua ultima MOC. Buona lettura.

ItLUG: Ciao Andrea, qualche giorno fa abbiamo visto la tua ultima creazione, cosa ci dici della tua nuova MOC?

Andrea: Il mio ultimo lavoro è un omaggio alla serie spaziale Blacktron che LEGO lanciò nel 1987. Seppur in quegli anni fossi già troppo grande per giocare con i mattoncini LEGO, e quindi non ho ricordi diretti legati ai Blacktron, i “bad guys” dello spazio mi hanno sempre affascinato e ho avuto sempre un debole per la loro divisa completamente nera.

Il B-59, questo il nome della mia ultima MOC, è un cosiddetto APC (Armoured Personell Carrier) il cui design è ispirato all’U-59, il veicolo blindato utilizzato nella serie televisiva Joe90, trasmessa in Inghilterra alla fine degli anni sessanta. Il B-59, dove la B sta per Blacktron, riprende la forma tozza e bassa dell’U-59 ma presenta molti tratti nuovi e distintivi rispetto all’antenato, nonché la colorazione nera tipica dei Blacktron. Lo stile è volutamente retro-space.

B-59 retro

ItLUG: Quali sono le caratteristiche distintive di questa nuova MOC?

Andrea: L’aspetto tozzo e minaccioso sicuramente colpisce chi guarda il B-59 e la livrea nera lo rende ancor più “cattivo”. Mi piace molto anche il frontale con i due piccoli parabrezza che si perdono nei tratti spigolosi e appuntiti del muso.

Il B-59 presenta molti dettagli: la torretta girevole con due cannoni a medio raggio, la piccola mitragliatrice sul tetto, il verricello anteriore, prese d’aria un po’ dappertutto e molti altri particolari nascosti qua e là.

Nella parte posteriore c’è l’ingresso per la truppa realizzato con i roller door; l’utilizzo di questi pezzi per realizzare l’accesso al mezzo mi piace molto e, se non sbaglio, nessun altro builder li ha mai utilizzati su un veicolo militare/spaziale.

Come il mio precedente SHADO mobile anche il B-59 presenta un dettagliato e accattivante interno: basta sollevare il top composto da due parti e si trovano in bella vista attrezzature ed equipaggiamenti retro-tech. Infine un’unità di Blacktron armata fino ai denti e pronta ad attaccare è seduta su una fila di seggiolini.

Gli interni del B-59

ItLUG: Oltre alle solite fotografie di presentazione, sempre di altissimo livello, questa volta hai stupito tutti con un video davvero particolare. Da dove nasce l’idea e con chi l’hai realizzato?

Andrea: Era da moltissimo tempo che volevo realizzare un video su uno dei miei lavori ma volevo qualcosa di diverso e originale rispetto ai soliti video di presentazione delle MOC. Il B-59 si prestava bene per un video emozionale che rispecchiasse le caratteristiche stesse del modello: atmosfere cupe, ambientazione post-apocalittica e giochi di luce e controluce.

Per realizzarlo ho chiesto aiuto ad un caro amico, Mauro Zambetta, che è un filmmaker professionista nonché esperto di color correction e post produzione. Ha accettato subito la sfida e ha capito immediatamente quale fosse il mio obiettivo. Abbiamo cercato una location spoglia e completamente bianca dove effettuare le riprese. Una nottata di lavoro e avevamo in mano il girato. Il montaggio e la post produzione hanno invece richiesto a Mauro moltissime ore di lavoro. E alla fine il risultato gli ha dato ragione. Non posso che ringraziarlo per l’impegno e la dedizione che ci ha messo. E non è neanche un AFOL…

ItLUG: Stai lavorando su nuove MOC?

Andrea: Due MOC sono già terminate e sto aspettando di trovare il tempo per fotografarle a dovere e poi condividerle con la community. Nel frattempo sto lavorando su un altro progetto che richiederà ancora qualche settimana di lavoro.

ItLUG: Grazie Andrea per il tempo che ci hai dedicato e continua così!

Andrea: Grazie a voi per l’interesse e lo spazio che riservate alle mie creazioni.

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Quando le stazioni di servizio erano opere d’arte

[Andrea Lattanzio, membro di ItLUG e mastro costruttore milanese conosciuto anche come Norton74, ci parla del suo ultimo lavoro, la riproduzione in mattoncini di una stazione di servizio dal sapore vintage.]

Andrea – o Norton74 se preferite – non ha bisogno di presentazioni, ma se ancora non lo conoscete vi consigliamo di dare un occhio alla sua gallery su Flickr, ne vale la pena!

I suoi lavori finiscono puntualmente sui blog dedicati al mondo LEGO® e spesso riempiono le pagine di riviste specializzate. Non è la prima volta che parliamo dei lavori di Andrea e oggi torniamo da lui per fargli qualche domanda sulla sua ultima MOC. Buona lettura.

ItLUG: Ciao Andrea, qualche giorno fa hai presentato la tua ultima creazione, cosa ci dici della tua nuova MOC?

A.L.: Il mio ultimo lavoro sposa il mio interesse per le architetture art déco, per il design futurista e per lo stile “googie”. Si tratta di una stazione di servizio Shell in stile Art Déco, appunto, che sembra appena uscita dagli anni cinquanta. Si ispira a una stazione vera che si trova a Tucson, in Arizona, ancora oggi esistente, ma non più in uso. Stazioni come questa erano molto diffuse negli Stati Uniti fino agli anni settanta e rappresentavano degli splendidi esempi di architetture “streamline”, contraddistinte da elementi decorativi presi in prestito dal mondo dell’automobile e dell’aeronautica. Questi edifici esemplificavano lo spirito di ciò che chiedeva una generazione entusiasta davanti alla prospettiva di un futuro brillante e altamente tecnologico.

ItLUG: In effetti lo stile ricorda molto quello della stazione di servizio Esso 1310/310 prodotta come set LEGO negli anni 50! Quali sono i tratti caratteristici di questa nuova MOC?

A.L.: L’elemento che ricorre in tutta la MOC è la curva, infatti tutti gli angoli sono arrotondati, i muri non presentano spigoli. Anche la vetrata del diner sulla sinistra colpisce per l’accentuata curvatura. Idem per la tettoia sopra le pompe di benzina e per la torre centrale che sovrasta l’edificio. Ho fatto ampio uso dei brick with curved top.

Altro elemento che caratterizza la MOC sono le due saracinesche dell’officina, soluzione che ho già utilizzato in passato e che mi piace molto.

ItLUG: Uno sguardo sul retro della stazione rivela delle sorprese, puoi descriverci gli spazi esterni e interni?

A.L.: La MOC è “4 in 1”, nel senso che in essa convivono quattro ambienti diversi e ben contraddistinti. Il primo ambiente, che ritengo il più originale, è l’area di servizio con due pompe di benzina anni cinquanta sotto una pensilina arrotondata. In quest’area sono in bella mostra molte insegne e cartelli a tema auto. Da notare la freccia indicante il diner con le luci al neon.

Un’occhiata all’interno della stazione rivela gli altri tre ambienti: sulla sinistra un classico diner americano con bancone, sgabelli, juke-box, cucina e moltissimi altri dettagli; al centro lo store gestito da una barbuta minifigure che ricorda lo zio Jesse di Hazzard; e infine sulla destra l’officina di riparazione auto.

Una particolarità di questa MOC è la giocabilità: il tetto si scompone in quattro parti ed è removibile, e anche la torre può essere tolta. Infine utilizzando delle semplici finestre ho realizzato i lucernai che valorizzano la copertura grigia.

ItLUG: Hai costruito anche le automobili o arrivano da precedenti lavori?

A.L.: No, le ho costruite appositamente per questo diorama. Si tratta di un pick-up rosso tipo “stepside”, ovvero con i parafanghi posteriori non integrati nella carrozzeria, tipicamente anni cinquanta. Un Hot Rod color tan che è un omaggio ad un mio precedente lavoro a cui tengo molto, la Takehito Yamato Coupé. Infine una Ford Roadster reddish brown con il numero 13 sulle portiere.

ItLUG: Dopo averla presentata su Flickr nel giro di due giorni era già su tutti i più importanti blog legati al mondo LEGO (The Brothers Brick, BrickNerd, The LEGO Car Blog, ArchBrick) e anche tra le 10 top MOCs of the week del canale YouTube Brick Vault. Te lo aspettavi?

A.L.: Quando costruisco una nuova MOC arrivo ad un certo punto che non riesco più a capire se è davvero bella e originale e quindi potrà piacere alla community LEGO, oppure se la vedo così poiché l’ho progettata e costruita io. E quindi non so mai cosa aspettarmi. Certo è che, seppur i miei lavori siano finiti decine di volte su vari blog, ogni volta che leggo un nuovo articolo su un mio lavoro è sempre una soddisfazione immensa. E quest’ultima MOC ha avuto un riscontro davvero importante.

ItLUG: Chiudiamo con la classica domanda di rito: stai lavorando su nuove MOC?

A.L.: La risposta è… naturalmente si! Una MOC è già pronta e sto solo aspettando di trovare il tempo per fotografarla a dovere per poi condividerla sui vari social network.

ItLUG: Grazie Andrea per il tempo che ci hai dedicato e continua così!

A.L.: Grazie a voi per la chiacchierata e spero di non avervi annoiato…

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Un socio ItLUG espositore alla LEGO® House!

Mentre questo articolo viene pubblicato, io e Cristiano Grassi siamo nella LEGO® House a Billund a fare il set-up di una selezione delle sue opere all’interno della Keystone, l’enorme “mattoncino 2×4” situato in cima all’edificio.

Cristiano è stato selezionato da LEGO insieme ad altri 19 AFOL provenienti da tutto il mondo per far parte del primo gruppo di fan che vedranno le loro opere esposte nella LEGO House Masterpiece Gallery, indicativamente per il primo anno di apertura.

La LEGO House aprirà al pubblico il 28 settembre 2017. Potete trovare i biglietti e tutte le informazioni sul sito ufficiale.

Mentre noi siamo occupati con il setup abbiamo pensato di riproproporvi un’intervista con Cristiano realizzata qualche mese fa per conto di BrickJournal Italia (pubblicata sul numero 6). Ovviamente è passato qualche mese e Cristiano ha costruito qualcosa in più rispetto ad allora, visitate il suo account Flickr per trovare anche tutte le novità!

Intervista a cura di Francesco Spreafico
Fotografie fornite da Cristiano Grassi

Ciao Cristiano, vuoi presentarti brevemente ai lettori di BrickJournal?

Ciao a tutti! Mi chiamo Cristiano Grassi, sono un socio ItLUG classe 1982 e vivo a Foresto Sparso in provincia di Bergamo con mia moglie Laura e i miei due figli Alessandro e Maria, rispettivamente di quattro anni e un anno.

Durante il giorno faccio il fiorista nell’azienda di famiglia, il papà e il marito, e mi ricavo il tempo per dedicarmi ai mattoncini puntando la sveglia ogni giorno alle quattro del mattino e costruendo fino alle otto. In questo modo non mi sento in colpa non sottraendo tempo alla famiglia.

Fortunatamente al momento ho la possibilità di tenere tutti i miei pezzi LEGO® in un appartamento sfitto che mi permette libertà di orario, di rumore e un grande spazio a disposizione. È eternamente in fase di organizzazione, ma nonostante questo riesco sempre a trovare i pezzi che cerco.

Non ho un tema preferito. Mi piace mettermi alla prova ogni volta con temi diversi e vedere fino a dove posso spingermi. Un’altra cosa che mi piace fare è non accontentarmi del principale utilizzo di un pezzo, ma cercarne sempre di nuovi. Ad esempio, il serpente della linea Ninjago è diventato il fumo delle locomotive a vapore, gli anelli di Frodo sono diventati i contorni cromati per le luci, pattini da ghiaccio, coccinelle, racchette da neve, accessori per minifig sono diventati elementi decorativi per le locomotive, gli archi sono diventati pantografi.

Nell’ambiente mi sono scelto il nickname VedoSoloLEGO. Questo perché ho un’infinita passione verso i mattoncini e perché ovunque vada e qualunque cosa veda, penso se e come potrei costruirla con i mattoncini LEGO.

Domanda di rito: hai avuto una dark age? E se sì, quanto è durata e come ne sei uscito?

Non ho mai avuto una vera e propria dark age, non avendo mai completamente accantonato i mattoncini LEGO. Da bambino ricordo che ci giocavo spesso, sfogliando i cataloghi degli anni 89, 90 e 91 (secondo me stupendi e che conservo ancora gelosamente) e sognando di avere mattoncini infiniti per costruire paesaggi immensi. Tutti i miei averi però stavano in una scatola che sarà stata non più di 60×40 cm.

Da ragazzo a momenti alterni ci giocavo nel solaio della casa dei miei genitori, acquistando qualche piccolo set con le mance e i ricavi di qualche piccolo lavoretto.

Come la maggior parte degli AFOL ho iniziato costruendo set. Poi ho iniziato a modificarli e a dar loro un’ambientazione. Ora costruisco cose mie e da poco più di un anno carico alcuni dei miei progetti su LEGO Ideas.

German Steam Locomotive

Nell’ambiente AFOL italiano sei noto per due temi diversissimi tra loro. Partiamo dal primo, come nasce la tua passione per i treni?

Da bambino sono sempre stato affascinato dai plastici ferroviari, dalla grande quantità di particolari che contenevano e dalla possibilità di costruire un intero mondo in miniatura. Per questioni di spazio non ne ho mai avuto uno. Altre cose che da bambino non ho mai potuto avere ma che ho sempre sognato sfogliando i cataloghi sono i treni LEGO e la monorotaia cittadina 6399 (ma anche la spaziale 6990 e la passione per questa mi ha poi portato a costruire il diorama spaziale Futuron che ho esposto a ItLUG Lecco 2014 e 2015).

L’unione di queste cose e delle immagini di altre locomotive create da AFOL mi ha spinto a provare a farne di mie. Dapprima molto semplici, ispirate alle grandi locomotive americane, poi sempre più dettagliate. Così sono nate la Coccodrillo, la E326 delle FS, la locomotiva tedesca tributo al 7750 e il treno di Babbo Natale.

L’altro tema che costruisci di frequente sono le vignette 16×16 in tema Disney, ma non solo! Come ti è venuta l’idea di realizzarle? E Hugo Cabret?

Ho un sogno. Poter regalare ai miei figli per il loro compleanno una scatola LEGO con il mio nome scritto sopra, creata da me. E l’unico modo che conosco è attraverso LEGO Ideas. Così un giorno, quasi per gioco, mi è venuta l’idea di caricare le mie locomotive. Seguire ogni giorno l’andamento dei miei progetti sul sito, i commenti degli appassionati e i nuovi progetti che raggiungevano i 10000 voti necessari ad andare alla fase di revisione da parte di LEGO mi ha fatto appassionare sempre più a quella grandissima opportunità che è LEGO Ideas. Ma per me l’idea è bella e il sogno è grande. Poi mi spinge sempre a pensare qualcosa di nuovo, qualcosa che non è mai stato fatto con i mattoncini LEGO.

Ed è così che sono nate le vignette Disney (complice anche mio figlio che mi ha fatto diventare un esperto di Classici Disney). Non era ancora circolata la voce riguardante le minifigure collezionabili quando le ho fatte. Ora il web è pieno di scenette a tema. Piccole nel formato, ma ricchissime di dettagli, come mia abitudine.

Poi una sera guardando il film Hugo Cabret di Martin Scorsese e restandone affascinato dalla storia e dall’atmosfera ho pensato di farne un progetto. Sono prima andato a cercare in Google se qualcuno lo avesse già fatto, ma senza risultati. Avrei potuto realizzare la stazione di Parigi e infilarci centinaia di particolari e riferimenti al film, ma non avrebbe mai potuto andare in produzione a causa del troppo elevato numero di pezzi. Quindi ho ripreso il formato vignetta, ho cercato di ricreare l’atmosfera un po’ steampunk, ho inserito il maggior numero di riferimenti al film e l’ho caricato.

Generalmente sembri progettare MOC sempre tenendo presente che poi le metterai su LEGO Ideas.

Non le progetto solo per metterle poi su Ideas. È che Ideas mi spinge a cercare qualcosa che non è ancora stato fatto, di innovativo. Allora mentre le penso tengo già in considerazione in partenza fattori come in numero di pezzi, la novità piuttosto che una cosa già vista e rivista, il soggetto…

E poi c’è il mio sogno a spingermi…

Come progetti le tue MOC? LDD/MLCad e simili, oppure direttamente con pezzi reali?

Dipende dall’idea di partenza. Per le locomotive ad esempio (a parte quella tedesca che ho costruito solo con pezzi sfusi che avevo in casa) faccio prima il progetto con LDD guardando una foto e poi vado a cercare i pezzi per costruirle. Questo ha da una parte il vantaggio di avere a disposizione pezzi infiniti e di qualunque colore e di poter eseguire modifiche immediatamente, senza dover smontare tutto, dall’altra lo svantaggio di dover dopo andare a cercare i pezzi scoprendo che sono difficili o addirittura impossibili da reperire nelle quantità necessarie dovendo poi modificare il progetto.

Sia per le vignette Disney che per quella di Hugo Cabret invece ho costruito a mano libera, attingendo soltanto ai pezzi che avevo in casa non dovendo copiare qualcosa di esistente realmente.

MLCad l’ho provato qualche volta ma non mi ci sono trovato, probabilmente perché è necessario avere un minimo di base di conoscenza del CAD.

Trovo invece molto bello e immediato LDD. Permette anche l’uso di pezzi in colori nuovi che spesso è un limite durante un progetto. Nel mio caso poi Ideas consente di proporre pezzi già esistenti ma in colori nuovi.

Il prossimo progetto?

Idee in testa ne ho tante. Al momento ho quasi pronti tre nuovi progetti digitali che caricherò a breve, quindi se volete scoprirli dovete seguire il mio profilo su LEGO Ideas.

Un diorama fantasy/medievale che aspetta di essere terminato.

Tanta voglia di riprendere in mano il tema Space e applicarci il mio stile dettagliato.

Medieval Fantasy Scene Panorama [Terminato dopo l’intervista]

Link

Progetti LEGO Ideas attivi

Grazie a BrickJournal Italia per l’intervista.

For your MOONEYES only…

[Una chiaccherata con Andrea Lattanzio, aka Norton74, per farci raccontare il suo ultimo lavoro, la riproduzione in mattoncini della sede della MOONEYES company.]

Andrea Lattanzio, conosciuto nella community internazionale degli AFOL con il nickname di Norton74, è apprezzato e riconosciuto per i suoi dettagliatissimi diorami, soprattutto officine per riparazioni auto e scooter. I suoi lavori spesso riempiono le pagine di riviste specializzate e puntualmente finiscono sui blog dedicati ai mattoncini danesi. Sul sito di ItLUG si è già parlato di Norton74 e dei suoi lavori in passato, oggi torniamo dal mastro costruttore milanese per fargli qualche domanda sulla sua ultima MOC.

ItLUG: Ciao Andrea, cosa ci dici del tuo ultimo lavoro?

A.L.: Il mio ultimo lavoro è la riproduzione del quartier generale di MOONEYES Speed Shop che è probabilmente il marchio più iconico nel mondo dei ricambi e accessori per Hot Rod e simili. I due occhietti su sfondo giallo non sono molto conosciuti in Italia, in America, invece, rappresentano l’essenza stessa della Custom Culture. MOONEYES è stata fondata nel ‘62 da Dean Moon e col passare del tempo è divenuta il riferimento per gli Hot Rodder di tutto il mondo. La mia MOC riprende gli interni e gli esterni dell’edificio storico che ospita MOONEYES a Sante Fe Springs in California, con qualche “licenza” rispetto all’originale. Ho cercato come al solito di inserire molti dettagli evitando però l’effetto “troppo pieno” che spesso si vede nelle MOC in scala Minifig e che proprio non mi piace. Gli interni presentano tutte le attrezzature presenti in un’officina (molti degli utensili sono gli stessi, di colore diverso, che ho utilizzato nel mio Vespa Shop) e un paio di veicoli in riparazione. Sui muri ho appeso la bandiera americana e una tavola da surf, proprio come nelle officine custom a stelle e strisce. Anche gli esterni sono ricchi di dettagli e mi sembra che nel complesso l’edifico risulti ben equilibrato. Il tetto con i 4 lucernai è un altro elemento che valorizza l’insieme.

ItLUG: Quali sono i dettagli che preferisci del MOONEYES HQ?

A.L.: Sicuramente gli esterni mi piacciono molto e in particolare le due clèr che riprendono lo schema bicolore dei muri. Anche i pali della luce con i collegamenti verso il muro dell’officina appagano l’occhio. Sul lato destro ho immaginato un angolo dove vengono collocati tutti i materiali di scarto dell’officina e anche questo scorcio mi sembra funzioni molto bene.

ItLUG: Quali sono state le difficoltà che hai incontrato nella realizzazione del MOONEYES HQ?

A.L.: Per quanto riguarda gli interni non ho incontrato particolari difficoltà poiché, come già anticipato, ho utilizzato molti degli utensili/arredi di un mio precedente lavoro e posso dire ormai di sapere come impostare un’officina collocando le attrezzature giuste nel posto giusto. Per quanto riguarda gli esterni ho dovuto fare un compromesso sul colore dei muri. L’edificio originale è infatti completamente giallo ma quando l’ho riprodotto con i mattoncini era proprio un pugno in un occhio. Molto meglio lo schema bicolore bianco/giallo. Infine lo shooting fotografico ha richiesto due sessioni per raggiungere il risultato che avevo in mente ed è stato impegnativo. Il risultato finale però mi soddisfa in pieno.

ItLUG: Negli ultimi mesi sei uscito dalla tua “comfort zone” e hai costruito soggetti diversi dalle officine e anche in scala Minifig, come mai questo cambiamento?

A.L.: Ultimamente ho riscoperto il piacere di costruire in scala Minifig e contemporaneamente ho provato a creare MOC differenti dalle officine. I risultati mi hanno soddisfatto molto e quindi sto continuando su questa strada. Sono solito costruire serie di MOC a tema e dopo la serie truck in scala 1/13, la serie officine in scala “miniland” e la serie Hot Rod/VWs adesso sono nella fase Minifig con un focus particolare sul tema Sci-fi (fantascienza). Mi riferisco ad esempio allo S.H.A.D.O. mobile ispirato al veicolo utilizzato nella serie TV britannica UFO andata in onda negli anni settanta.

ItLUG: Stai lavorando su nuove MOC?

A.L.: Due MOC sono già terminate e sto aspettando di trovare il tempo per fotografarle a dovere e poi condividerle con la community. Nel frattempo sto lavorando su un altro progetto che richiederà ancora qualche settimana di lavoro.

ItLUG: Grazie Andrea per il tempo che ci hai dedicato e continua così!

A.L.: Grazie a voi per l’interessamento e lo spazio che mi riservate.

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